Attesa a Jesi per il debutto della nuova produzione di Traviata che chiude la stagione lirica di tradizione del Teatro Pergolesi: la regia di Franco Dragone ne fa un'eroina contro i muri e le divisioni dell'umanità.
Violetta contro i muri. Potrebbe essere questa la sintesi della Traviata che debutta al Teatro Pergolesi di Jesi in un nuovo allestimento che chiude la presente stagione lirica. Dopo l'anteprima riservata ai giovani di mercoledì 1 febbraio, tre le recite in cartellone: venerdì 3 e sabato 4 febbraio alle ore 20,30 e domenica 5 febbraio alle ore 16 con la direzione affidata a Giuseppe Montesano a capo dell'Orchestra Sinfonica Gioachino Rossini e del Coro Lirico Marchigiano. Nel ruolo del titolo Salome Jicia, che debutta il ruolo dopo il grandissimo successo di pubblica e di critica al Rossini Opera Festival 2016, Alfredo Germont è Ivan Defabiani e Giorgio Germont è Giovanni Meoni. La regia è affidata a Franco Dragone, origini italiane ma naturalizzato belga, collaboratore del Cirque du Soleil e di grandi eventi tra cui lo show di Céline Dion che nel 2003 collezionò 732 serate al Caesar’s Palace di Las Vegas e le cerimonie di apertura e di chiusura dei Mondiali di calcio Brasile 2014.
Al centro del nuovo allestimento di Traviata, Dragone pone il personaggio di Violetta che
“nonostante tutto, perdona, si sacrifica e non smette di amare, affronta la morte. Diventa un gigante imponderabile e luminoso la cui umanità inonda tutto ciò che la circonda. Ci mette di fronte alle contraddizioni del nostro tempo, e, con la sua fragilità, ci disarma. Ci ricorda che la vita non è una corsa contro il tempo, non è una scalata solitaria, non è una sfida, ma un lungo atto d’amore a cui non bisogna fare null’altro che abbandonarsi. Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, la tecnologia fa passi da gigante, ci permette di entrare in contatto con qualsiasi parte del mondo, ma i pregiudizi e il terrore di questi ultimi tempi impediscono il nostro cammino. Abbiamo paura. Alziamo muri quando dovremmo tendere mani, non ascoltiamo ragioni diverse dalle nostre, non riusciamo ad entrare in contatto gli uni con gli altri, e in un mondo che corre alla velocità della luce, non troviamo più il nostro posto nel mondo. E così Violetta. Non è difficile immaginarsi, oggi, una comunità virtuale che esterna giudizi senza appello. Non è difficile immaginarsi che una donna venga mortificata ed emarginata. Non è difficile immaginarsi un amore schiacciato dalla gelosia, dalla carriera, dalle differenze sociali. Eppure c’è ancora, da qualche parte, la possibilità di essere umani”.